A distanza di alcuni anni da quando ho scoperto questo piccolo capolavoro, mi è capitato di ritrovarlo tra i vecchi preferiti e ho deciso di scriverci qualcosa in merito perché considero che vale veramente la pena. Sono sei minuti di video, quindi se decidete di leggere quest’articolo vi consiglio prima di guardarlo (trovate il link in fondo).
Non sto qui a tergiversare sugli anime, sulla infinita vastità di generi e stili che ci sono o sul potenziale narrativo di creare storie con una forma artistica che, soprattutto nella nostra epoca, è entrata a far parte della quotidianità (abbandonando lo status di “genere di nicchia” che aveva in precedenza). Voglio comunque dire che nella mia opinione l’animazione (giapponese e non solo – infatti questo video è stato scritto da Porter Robinson e con la musica di Madeon seguendo uno stile orientale) si è guadagnata un posto tra le forme di espressività artistiche a fianco ai libri, ai film, alla pittura e così via.
La storia
Inizialmente si potrebbe pensare che si tratta semplicemente di una bambina in un mondo virtuale; con una sorta di tavoletta grafica riesce a interagire con il mondo che la circonda e cambiarlo. Ciò che disegna prende forma ed è quasi come essere catapultato nella fantasia infantile. Si tratta della vastità di ciò che l’immaginazione può creare. Questo dura fino a quando la bambina non tocca un’altalena che scatena un flashback. Qui si può intuire che la terra sia andata incontro ad una catastrofe; i vividi ricordi che le affiorano dipingono il padre e fanno capire come questo, per salvarla, le abbia costruito una specie di navicella. Prendendo una sfumatura più tetra, si può vedere la bambina in uno stato di stasi, fluttuando nello spazio, aspettando. La nota positiva arriva dalla sua tavoletta grafica che fino a prima registrava zero messaggi in arrivo: mentre nel suo mondo i giorni passano, prolungandosi verso l’eternità, l’animazione si chiude con la possibilità di una nuova notifica.
Lo stile
Vi ricordo che ciò che ho speditamente descritto è comunque racchiuso in sei minuti di video. Ogni fotogramma è perciò prezioso e per questo i cambi di scena, che si sussiego rapidamente, riescono in un modo sorprendente a dire tutto ciò che devono. L’esplosione di colori nel mondo della fantasia infantile, il contrasto con uno stile monocromatico che segna la fine di un mondo, i colori caldi per i momenti di flashback con il padre e infine l’immobilità dello spazio infinito formano dei contrasti a regola d’arte. Ogni singolo istante e ogni singolo disegno ha il suo perché.
La musica
La canzone non si limita ad accompagnare lo stile artistico, bensì riesce a rafforzarlo. Le scene più dinamiche che si addentrano nel mondo dell’immaginazione sono sostenute da una musica più serena, quasi felice, mentre il punto di flashback coincide con un punto di rottura del ritmo e infine ad un rallentamento date dalle note di un piano che riescono ad aumentare quel senso di tristezza commovente che si sta creando.
La mia opinione
È un video che potrebbe persino fare a meno di quelle poche parole che vengono dette; è la costruzione perfetta di una storia completa. Da un punto di vista stilistico e narrativo c’è tutto: un incipit, un flashback, il momento di realizzazione da parte dello spettatore e il finale che racchiude il tuttto.
Il contrasto tra la vastità di un mondo colorato, plasmato dall’immaginazione di una bambina, e la gelida immensità dello spazio, cruda realtà della storia, crea un dualismo impeccabile. La tenerezza e il modo commovente per trasmettere questa storia richiedono solo la disponibilità da parte dello spettatore di empatizzare.
Personalmente ho dovuto guardare questo piccola gemma alcune volte per effettivamente capire quello che stava succedendo, rifletterci e rendermi conto, forse con una lacrima di tristezza, della sua bellezza. Questa è arte; questo È creare una storia.
Per ora è tutto, vi auguro che la resilienza della speranza vi protegga nel vostro percorso.
Link video: https://www.youtube.com/watch?v=fzQ6gRAEoy0