Questo articolo cercherà di fornire un resoconto su alcune delle migliori interpretazioni cinematografiche della figura di Lucifero. Come allude il titolo, verranno tuttavia considerate solamente le versioni umanizzate del così detto anticristo; verranno quindi esclusi i film con i diavoli dalle pelle rossa, dalle corna allungate e dai mezzi busti caprini. Per via di questa scelta verranno quindi accantonate interpretazioni come quella di Tim Curry in Legend (scenicamente impressionante)o quella più comica trovata in Tanacious D e il destino del Rock. Altre rappresentazioni che sono state escluse dalla lista riguardano quelle delle serie televisive come ad esempio quella di Lucifer (Tom Ellis fa un ruolo strepitoso e i suoi monologhi riguardante suo padre sono semplicemente esilaranti) o quella di Supernatural; questo è dovuto al fatto che, in quanto serie, hanno più tempo per sviluppare il personaggio e non è propriamente ciò che cercavo. Un ultimo film che è stato escluso dalla mia lista è The Prophecy (Christopher Walken e Viggo Mortensen); secondo me questa trilogia di film meriterebbe un articolo a parte e quindi non ho voluto trattarla qui.
Alla fine dei conti, i tre titoli che hanno passato le “eliminatorie” sono Angel Heart, L’avocato del Diavolo e Constantine. L’articolo non tratterà i film stessi o la loro trama ma piuttosto si concentrerà sulle diverse diaboliche interpretazioni di Lucifero e le personificazioni che gli attori hanno saputo dare ai loro ruoli.
Angel Heart – Ascensore per l’inferno (1987)
Luis Cypher – con un gioco di parole sul nome Lucifero, Robert De Niro entra in scena come un uomo ricco con una propria agenda: sta cercando una persona con la quale ha stipulato un contratto e che in seguito è scappata o scomparsa. Vuole semplicemente ritrovare l’individuo e regolare i conti. Vestito elegantemente, con un bastone in mano e i capelli lunghi raccolti dietro la nuca, il Lucifero di De Niro può apparire bizzarro solamente per via delle sue unghie leggermente allungate e il grosso anello che indossa e sul quale è riportato un pentacolo. La prima volta che compare è seduto su una sedia, rialzata di poco su di una pedana di legno, similmente ad un trono; farà la propria comparsa occasionalmente solo per verificare i progressi del protagonista. C’è una scena particolare durante la quale De Niro riesce a creare un’atmosfera angosciante e si tratta di un momento nel quale, con grande lentezza e meticolosità, sguscia un uovo e poi lo mangia; è proprio il suo modo di parlare mentre compie un’azione quotidiana e il suo sorriso poco rassicurante a trasmettere questo effetto inaspettato.
Il Lucifero di De Niro è il Diavolo dei Favori e dei Patti, e a come dice lui:
“Non mi piacciono i conti in disordine”
L’avocato del Diavolo – 1997
Al Pacino fornisce una interpretazione completamente diversa al suo Lucifero portando in vita il Diavolo delle Brame e dei Desideri; elegante, ben vestito e curato, è quello che i Rolling Stones avrebbero definito “a man of wealth and taste”. È quasi sempre in scena, onnipresente nella sua grandezza ed eccentricità, parlando un vasto numero di lingue (probabilmente tutte, dato che è il diavolo), quotando la bibbia, facendo riferimenti colti o semplicemente dedicandosi ai vizi e ai piaceri terreni. Il fatto su cui insiste è che è stato lui a dare il libero arbitrio agli uomini; il Lucifero di Al Pacino non ha bisogno di alimentare le brame degli uomini, si limita solamente a rappresentarle.
Il fatto che è il proprietario di un grande studio legale è sempre un rimando allo stretto nesso tra il diavolo e i patti. In una delle scene, quando il protagonista gli chiede se stessero contrattando, lui risponde prontamente:
“Sempre” (il “always” inglese diventerebbe un “stiamo sempre contrattando” per enfatizzare l’azione stessa).
Constantine – 2005
Non mi azzarderò minimamente a entrare nel mondo di Constantine o nel fumetto originale da cui è tratto (Hellblazer). Quello che però voglio dire riguardante l’interpretazione di Peter Stormare ha a che fare con l’aspetto e la presenza del suo Lucifero. Entra in scena solo negli ultimi dieci minuti del film, un tempo molto limitato a differenza dei due esempi precedenti. “Discende” in abiti immacolati, un vestito bianco ed elegante, ma i suoi piedi nudi sono cosparsi di una sostanza simile alla pece – un accostamento visivo che vuole alludere ad un certo simbolismo. Ha alcuni tatuaggi al collo e delle venature nerastre vicino alle tempie e per questo si avvicina di più a una delle visioni demoniache più tipiche delle rappresentazioni di Lucifero. È il Diavolo del Caos e della Follia e i cambi drastici di umore di Peter Stormare danno al suo Lucifero una dimensione di imprevedibilità e impulsività. Quando l’arcangelo Gabriele inizia ad attribuirgli alcuni degli appellativi classici e dispregiativi, trovati anche nella bibbia, lui con occhi compiaciuti e uno sguardo di follia dice:
“Quanto mi mancavano i vecchi nomi”.
Verdetto finale
Per quanto ognuna di queste interpretazioni sia degna di nota e renda piacevole la visione dei film, personalmente mi è impossibile non avere un maggior apprezzamento per quella di Al Pacino. La ragione di questa mio giudizio riguarda un monologo particolare che recita in una delle ultime scene. Non si tratta di ciò che dice sulla divinità o su Dio e non è certo un fatto di ateismo; il mio apprezzamento deriva piuttosto dal modo enfatico e coinvolgente di Pacino di fare questo discorso. Lascerò il link dello spezzono di cui sto parlando sotto (in inglese perché mi manca il cuore per cercarlo in italiano) così possiate decidere se è di vostro gradimento oppure no.
Link: https://www.youtube.com/watch?v=2yA7HUlJsW8
Darei a queste interpretazioni cinematografiche di Lucifero 9 pentacoli su 10.
Link articolo in inglese: https://quirkyhorizons.com/not-by-the-horns/