Per quanto il titolo dell’articolo potrebbe fuorviare e far pensare che sto per spigare un concetto filosofico o una nozione cervellotica, non cerchiamo di raccontarci frottole; sappiamo che non sono così profondo da potermi permettere certi lussi.
Ho da condividere solamente alcune considerazioni riguardanti un argomento che mi è sempre piaciuto, una concetto che ho sempre citato come “ognuno ha il suo punto di vista”. Certo, il prospettivismo implicherebbe tutta una serie di diatribe filosofiche sulla limitatezza della esperienza con la quale osserviamo il mondo, il fatto che questa ci fornisca un punto di vista personale e tutta una serie di altre complicazioni forse di carattere etico o morale. Fortunatamente tutto ciò non ci interessa.
Girava tempo fa una vignetta dove due persone messe una di fronte all’altra discutevano di un disegno fatto per terra in quanto una lo vedeva come un sei e l’altra come un nove. Fin qui tutto sembrerebbe abbastanza chiaro e scontato: entrambe le persone hanno il loro punto di vista e non esiste giusto o sbagliato. Arriva quindi il Genio che commenta: “Il disegno l’ho fatto io, quindi avevo in mente un numero, quindi uno dei due si sbaglia per forza di cose”. Questo è già più interessante; le prospettive si moltiplicano.
Analogamente, c’era un’altra vignetta che faceva vedere varie persone che stavano spingendo faticosamente dei blocchi di pietra; uno di loro decide quindi brillantemente di scalpellarlo, farlo diventare una sfera e farlo rotolare. Anche qui il messaggio è chiaro: nella vita è meglio lavorare in modo intelligente. Poi arriva nuovamente il Genio che comicamente commenta: “Pronto buongiorno, chiamo dall’Egitto per la Faraone S.r.l. Avevamo ordinato mille blocchi di pietra per fare una piramide e ci siamo ritrovati con novecentonovantanove e una sfera”. Nuovamente il gioco letterario ci porta a vedere come le prospettive possono cambiare.
Bon, abbiamo visto come ognuno ha una determinata prospettiva e in parte anche come gli scrittori, o comunque persone che giocano sull’inventiva, possono maneggiarla (dannati scrittori!). Però a questo punto la mia domande è questa: è veramente importante la prospettiva originale nel contesto della letteratura?
È qualcosa che ho sempre sostenuto e sosterrò fino alla fine: il io-scrittore, una volta che ha portato a termine la sua opera letteraria, non può, o meglio non dovrebbe, condizionare la prospettiva dei suoi lettori. Con ciò non sto dicendo che non può dare la sua opinione! Sto però dicendo che una volta che l’opera è compiuta diventa l’oggetto della prospettiva e persino il io-scrittore, per banalizzare, può solamente dire che per lui si tratta di un sei o di un nove.
Questo è un tema che ho sempre apprezzato della letteratura e dato che ho premesso di non avere le capacità filosofiche per discutere su questo argomento mi limiterò a dire questo: le prospettive dei lettori sono più importanti di quella dello scrittore. A costo di ripeter un concetto che ho già scritto altrove, è il lettore a far vivere l’opera dello scrittore e per questo motivo, secondo me, è il lettore ad essere al centro dell’opera e non lo scrittore.
Come ultima cosa, sempre giocando sulla questione della prospettiva, propongo una citazione di Ortega y Gasset dalle Meditazioni, senza dare un contesto, una spiegazione o una interpretazione, ma ricordandovi che è la vostra prospettiva a essere importante:
“Quando ci apriremo alla convinzione che l’essere definitivo del mondo non è materia né anima, non è una cosa determinata ma una prospettiva? Dio è la prospettiva e la gerarchia: il peccato di Satana fu un errore di prospettiva.”