Dedicato a J. L. B.
Ho visto il mondo per quello che è, quello che fu intrecciarsi a ciò che sarà, la sfera il cui centro risiede in ogni punto, in ogni cosa, in ogni essere e la cui circonferenza è contemporaneamente inesistente ed illimitata. Ho visto la Vita e la Verità. Ho conosciuto un poema iniziato alla’alba dei tempi al quale hanno collaborato gli scrittori del mondo e che finirà solo all’imbrunire. Lo spirito investigativo che si sforza di discernere attraverso una coltre di nebbia l’infinito e l’infinitesimo. Più guardavo e più si moltiplicavano le cose che vedevo: la semplice complessità di un Universo microscopicamente vasto.
Mi sono perso ammirando oceani di sabbia e contemplando deserti d’acqua. Mondi fatti di passioni sfrenate: certezza taciute, parole bisbigliate, falsità gridate a squarcia gola.
Ho conosciuto l’amore. Quello che è, quello che fu e quello che sarà. L’innumerevole quantità di domande fatte, la bellezza delle argomentazioni portate pro e contro e la vera semplicità di un’unica vera risposta; una risposta che non verrà mai percepita alla stessa maniera da due individui.
Ho visto animi: uno avvelenato da se stesso, uno che cercava di proteggere un’altro, uno che circondato da mille sentiva la solitudine consumarlo, uno che con pezzi di sé univa altri, uno dietro ad una parete di vetro ed uno nascosto e circondato da un muro. Ogni e cada uno di questi animi meritava di essere chiamato Degno. Degno di respirare, degno di perseverare, degno di vivere.
Mi sono fermato di fronte alla vastità del tempo. Unico eppure molteplice. Fermo eppure inarrestabile. Una eternità che si può solo descrivere come il frangente che ci impiega una foglia a cadere da un albero.
Ho visto l’emet.
Ho visto la verità di infinite possibilità schiudersi al tocco di polpastrelli su di un ruvido foglio ancora bianco.
Bianco ancora per poco.
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